XXXI settimana del Tempo Ordinario – Domenica
Inno di lode e di ringraziamento
Davide…. rivolse al Signore le parole di questo canto quando il Signore lo liberò dal potere di tutti i suoi nemici e dalla mano di Saul. Disse dunque: Ti amo, Signore, mia forza, Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore, mio Dio, mia rupe, in cui mi rifugio; mio scudo, mia potente salvezza e mio baluardo. Invoco il Signore, degno di lode, e sarò salvato dai miei nemici. Mi circondavano flutti di morte, mi travolgevano torrenti infernali; già mi avvolgevano i lacci degli inferi, già mi stringevano agguati mortali. Nell’angoscia invocai il Signore, nell’angoscia gridai al mio Dio: dal suo tempio ascoltò la mia voce, a lui, ai suoi orecchi, giunse il mio grido. Sal 17
C’era un po’ di confusione in casa, quella sera, quando mi giunse la telefonata di Cristina: i bambini giocavano, le voci dei loro genitori si intrecciavano ed io stentavo a comprendere quelle sue parole un po’ strane, pronunciate a voce bassa. Poi, d’improvviso, capii: Isabella, la sua nipotina, poche ore dopo essere nata, aveva contratto una grave infezione di setticemia e stava correndo seri rischi. C’era quindi da pregare molto, coinvolgendo tutti i familiari, per chiedere con forza al Signore di proteggere da ogni male quella sua creatura, ancora così piccola. La richiesta di preghiera è passata veloce di famiglia in famiglia. Tutti ricordavamo il sorriso dolcissimo della giovane madre, Paola, quando fiduciosa e serena si preparava alla nuova maternità, e a noi si stringeva il cuore sapendola sprofondata nell’angoscia.
Sono seguiti giorni di preghiere, da quelle ingenue dei bambini a quelle più partecipate degli adulti. Si avvicendavano i messaggi di Nicola, il giovane padre, che ogni giorno ci inviava per e-mail notizie di Isabella e rinnovava la richiesta di preghiere, con fede perseverante. Le mie risposte vi corrispondevano, perché sapevo che il nostro Signore è liberatore e salvatore, e mentre le scrivevo, pregustavo già la gioia che tutti avremmo provato quando Isabella sarebbe potuta andare a casa guarita, dove i fratellini l’attendevano. Quel giorno è arrivato e adesso Isabella sta crescendo bene: succhia sempre più latte dalla mamma e Cristina mi parla dei suoi occhietti vivaci, curiosi di conoscere il mondo.
Le preghiere, che erano di supplica, ora sono diventate di lode e di ringraziamento. Aiutaci, Signore, a serbare vivo nei nostri cuori il ricordo della guarigione di Isabella e ad offrirne testimonianza.