XXV settimana del Tempo Ordinario – Giovedì
I dubbi del non credente
Il tetrarca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risorto dai morti», altri: «È apparso Elia», e altri ancora: «È risorto uno degli antichi profeti». Ma Erode diceva: «Giovanni, l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?». E cercava di vederlo. Lc 9,7-9
I dubbi di Erode, in questa pagina del vangelo, sono i dubbi della storia su chi sia Gesù: è un profeta, anche se più grande di Elia e di Giovanni il Battista, o è qualcosa di più? L’evangelista Luca pone questo brano appena prima di quelli della moltiplicazione dei pani e della confessione di Pietro, due eventi nei quali, in modo diverso, possiamo trovare la risposta ai dubbi di Erode. Egli non comprende, perché identifica Gesù con figure del passato: personaggi grandi ma che non esistono più. È questa l’unica risposta che logicamente sanno dare gli uomini e la storia. Saper riconoscere Gesù come Signore, vivo e presente, è la difficoltà di ogni uomo che ne abbia sentito parlare: anche del cristiano di oggi.
Nell’errore di identificare colui che è vivente con chi è morto, sono caduti pure i primi discepoli alla fine del vangelo. «Perché cercate tra i morti colui che è vivo?» (Lc 24,5) chiedono i due angeli alle donne accorse al sepolcro il mattino successivo alla sua sepoltura. Anche oggi c’è grande difficoltà a capire nel «profondo» il messaggio della risurrezione e vengono uccisi, talvolta anche di fatto, tutti coloro che lo trasmettono, salvo poi lodarli dopo morti, quando non sono più scomodi. «Giovanni, l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?», si ripete in modo ossessivo Erode, senza giungere alla risposta.
«E cercava di vederlo», annota l’evangelista Luca. Ma il suo cercar di vederlo non è per trovare la verità, come fa Zaccheo che per scorger bene Gesù sale addirittura su un sicomoro. Il suo desiderio di vederlo è per trovare in lui i tratti della normalità e, in ultima analisi, per non farlo nascere in se stesso. È anche il modo che, oggi, molte persone di cultura hanno di avvicinarsi al vangelo: ricercano la meno impegnativa normalità, anziché la verità. E finiscono per trovare quel che cercano, come l’uomo che va nel bosco a raccoglier castagne e non si accorge dei funghi.