VI settimana del Tempo Ordinario – Domenica
La psicanalisi e la confessione
Venne da lui un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte. Mc 1,40-45
Questo lebbroso si inginocchia di fronte a Gesù e lo supplica: “Se vuoi, puoi purificarmi!”. Gesù ha compassione di lui, tende la mano, lo tocca e gli dice: “Lo voglio, sii purificato!” Poiché nella Bibbia la lebbra simboleggia il peccato, questa guarigione mostra, come nessun’altra, la missione di Gesù di Nazaret sulla terra: perdonare e liberare l’uomo dal peccato e da tutti i suoi sensi di colpa che ne sono la tragica conseguenza. È ciò che succede, anche oggi, nel confessionale, quando un peccatore si presenta al sacerdote ed umilmente chiede di essere perdonato dai suoi peccati. In quel momento Gesù lo perdona e lo guarisce: i suoi peccati sono cancellati, non esistono più. Una persona che confessi al sacerdote, con fede e contrizione, i suoi peccati di sesso, ne esce spiritualmente e moralmente guarita e di fronte a Dio riacquista anche la propria castità.
Poiché i peccati ed i sensi di colpa devastano la nostra psiche, oggi si tenta spesso di scaricarli, magari scrivendo alle rubriche specializzate di qualche settimanale, dai quali si ricevono, se va bene, dei buoni consigli e niente più. Un numero crescente di persone finisce poi dallo psicanalista, il quale cerca di risolvere il problema rimuovendo i sensi di colpa che vengono addossati ad altri, quasi sempre ai genitori o a figure genitoriali.
Avendo vissuto da vicino l’esperienza di persone a noi molto care, ci sembra che spesso, su questa strada, si vada poco lontano: si finisce per vivere di psicofarmaci e per distruggere i rapporti con quelle persone che sono state individuate come la causa del disagio.
I peccati ed i sensi di colpa non si possono rimuovere con dei medicinali e tanto meno ricercando dei responsabili. È meglio un buon sacerdote, il quale, per il dono della grazia sacramentale che riceve quando esercita il suo ministero nel nome di Gesù, ha il mandato di rimettere e cancellare i peccati. Basta crederci. Oltretutto – sostiene simpaticamente la nostra amica Silvia – ciascuno è unito al Signore con una corda spirituale: tutte le volte che pecchiamo essa si spezza e, quando ci confessiamo, egli ci perdona e ripristina la corda facendole un nodo. Così, nodo dopo nodo, noi ci avviciniamo sempre più al Signore perché la corda diventa ogni volta più corta!