ITFL329

XXX settimana del Tempo Ordinario – Sabato

Essere protagonisti nel servizio

Un sabato si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cedigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato». Lc 14,1.7-11

C’è nell’umanità una malattia contagiosa che si chiama «protagonismo». Ciascuno, sul grande palcoscenico della vita, sogna di ricoprire un ruolo importante: sono pochi coloro che accettano volentieri di fare la comparsa. La società stessa alimenta questo spirito di affermazione, dividendo le persone tra vincenti e perdenti: ogni ambiente e ogni circostanza sono un’occasione di gara a chi emerge di più. Poi ci sono coloro che, essendosi convinti di non poter essere dei protagonisti, si mettono al servizio di coloro che lo sono e, vivendo di luce riflessa, trovano il modo di emergere ugualmente dalla massa delle persone.

Di questi ultimi personaggi è ricchissimo il palcoscenico della politica. In questa gara, comunque, sono molto abili anche le donne, combattendo ciascuna con le proprie armi: la bellezza, l’eleganza, il ruolo del marito nella società e, negli ultimi decenni, la propria affermazione professionale. È questa contesa sottile che oggi Gesù osserva, vedendo gli invitati occupare  i primi posti. Egli racconta allora la storiella degli invitati a nozze e conclude «chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si

umilia sarà esaltato». Ci chiediamo se esista una via per essere protagonisti, praticabile per tutti e ben accetta al Signore, indipendentemente dai doni naturali ricevuti, dal ceto, dal ruolo e dai risultati raggiunti nella vita. C’è! L’hanno insegnata Gesù e tante persone di fede che umilmente si adoperano ogni giorno per il bene delle loro famiglie e del prossimo: è il servizio. La condivisione della mensa è una delle forme di accoglienza più belle che genera un’unione profonda, difficilmente raggiungibile in altro modo. Per tale motivo noi, che lo sperimentiamo ogni domenica con figli e amici, continuiamo a proporlo come momento privilegiato e benedetto dal Signore, al pari della preghiera familiare del mattino. Sono queste le due armi più efficaci per vincere le tendenze disgregatrici della famiglia.

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