XIV settimana del Tempo Ordinario – Domenica
La pace discende dalla fede
Rallegratevi con Gerusalemme, esultate per essa tutti voi che l’amate. Sfavillate con essa di gioia tutti voi che per essa eravate in lutto.Perché così dice il Signore: «Ecco, io farò scorrere verso di essa, come un fiume, la pace; come un torrente in piena, la gloria delle genti. Voi sarete allattati e portati in braccio, e sulle ginocchia sarete accarezzati. Come una madre consola un figlio, così io vi consolerò; a Gerusalemme sarete consolati. Voi lo vedrete e gioirà il vostro cuore, le vostre ossa saranno rigogliose come l’erba. Is 66,10-14b
Oggi Gerusalemme è divisa in tre parti, che corrispondono alle tre religioni monoteiste: la zona cristiana, quella ebrea e quella musulmana. Sono come tre città diverse che non comunicano tra loro, se non per qualche attentato o sabotaggio, che di tanto in tanto avviene. Ad Ebron, città in cui è sepolto Abramo, le tre religioni si contendono ancora la sua tomba. Con questo stato di fatto che dopo tanti secoli persiste ancora, entriamo nel brano di Isaia: “Rallegratevi con Gerusalemme, esultate per essa tutti voi che l’amate…. Perché così dice il Signore: «Ecco, io farò scorrere verso di essa, come un fiume, la pace”. Che cosa è successo? Qualcosa è andato storto nella storia della Salvezza?
Quando Isaia annunciò questa pace universale, Israele viveva un tempo di decadenza religiosa e morale, che rischiava di trascinarlo fuori dal cammino della sua alleanza con Dio. Questa profezia, però, non è radicata sulla fedeltà di Israele, ma sulla fedeltà di Dio, il quale non può non essere fedele, perché verrebbe meno a se stesso. La visione di pace di questo brano, oggi è ancora più credibile perché Gesù Cristo, per crearne i presupposti, è morto in croce ed è risorto.
Anche il nostro tempo sta vivendo un decadimento della fede e della morale, in un guazzabuglio di religioni, di culture e di lingue, che rimandano all’incomprensione degli uomini che costruirono la torre di Babele. Però Gesù Cristo, quando siamo riuniti in preghiera nel suo nome, rivolge anche a noi le stesse parole di saluto rivolte agli apostoli, dopo la risurrezione, quando apparve a porte chiuse: “Pace a Voi!”(Gv 20,19). La nostra pace discende dalla preghiera, ma soprattutto dalla fedeltà di Dio e, nella misura in cui l’accogliamo, diventiamo costruttori di pace nel mondo.
Donaci, Signore, la fede di credere che anche oggi, come all’inizio dei tempi, al disopra del caos che ogni giorno vediamo, c’è il tuo spirito ordinatore e di pace: “La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque” (Gn 1,2).