ITFS159

IV settimana del Tempo Ordinario – Domenica

La missione non è sempre un successo 

Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Tutti .… erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca .… Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi … c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarepta di Sidone. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte …. per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.  Lc 4,21-30

Nel vangelo di oggi si respira il pathos dei momenti decisivi della vita. È il primo discorso pubblico di Gesù nella città di Nazaret, e c’è molta attesa su di lui che, a Cafarnao, ha compiuto molti miracoli. Egli, dopo aver annunciato il messaggio di Isaia, proclama se stesso come messaggero: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”.

All’inizio le sue parole hanno successo e “gli occhi di tutti erano fissi su di lui” (Lc 4,20). Le persone presenti, però, gli chiedono di passare dalle parole ai fatti e di compiere anche tra di loro i segni che aveva compiuto a Cafarnao. Gesù, però, avvertendo che il clima di fede nella sinagoga non è l’ideale perché si manifestino dei miracoli, declina l’invito e aggiunge: “In verità vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria”. E non compie alcun miracolo. Nella sinagoga tutti si riempiono di sdegno, si alzano e lo cacciano fuori dalla città. Il primo annuncio di salvezza a Nazaret è, dunque, un insuccesso.

Chissà perché Luca avrà iniziato il suo vangelo raccontando quest’evento negativo della vita pubblica di Gesù che, insieme a persecuzioni, ha tuttavia avuto molti successi tra le folle e tra i discepoli? Forse vuole togliere subito ai missionari di ogni luogo e tempio l’illusione che l’evangelizzazione sia solo un susseguirsi di trionfi. Oppure vuol trasmettere il messaggio che, per recepire le verità del Vangelo e vedere i segni che l’accompagnano, è necessaria la predisposizione ad accogliere la persona di Gesù come figlio di Dio. Può anche darsi che tali problemi Luca non se li sia posti ed abbia semplicemente seguito quello che egli riteneva l’elenco cronologico dei fatti. Tuttavia, nonostante questo suo primo insuccesso, a noi lettori del vangelo, il brano di oggi permette di cogliere la grande libertà di Gesù di fronte a persone poco disposte ad accoglierlo come il Cristo. Egli si alza, dice quello che deve dire, fa ciò che deve fare, ma il problema dell’accoglienza della parola annunciata non è suo, è del Padre e dello Spirito Santo. Nel brano odierno Gesù comincia a mettere in atto i suoi convincimenti apostolici, che poi teorizzerà nella parabola del seme: “Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa” (Mc 4,26-27).

È questo il messaggio principale del vangelo di oggi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *