ITFL325

XXX settimana del Tempo Ordinario – Mercoledì

Le due porte  

Passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”». Lc 13,22-27

Il piano di salvezza che Dio ha pensato e messo in atto si realizza per mezzo di noi, non sopra di noi, nel rispetto della libertà che fin dall’inizio è stata donata all’uomo. Questo concetto, a volte in modo esplicito e altre in filigrana, è presente in tutte le Sacre Scritture. Nel libro del Deuteronomio il Signore aveva detto al popolo di Israele: «Vedi, io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male. Oggi, perciò, io ti comando di amare il Signore, tuo Dio, di camminare per le sue vie, di osservare i suoi comandi, le sue leggi e le sue norme, perché tu viva e ti moltiplichi e il Signore, tuo Dio, ti benedica nella terra in cui tu stai per entrare per prenderne possesso». (Dt 30,15-16). Oggi il Signore ci dice: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno». Come abbiamo già avuto occasione di osservare in una precedente riflessione, attraverso la porta larga, che è quella del disimpegno, dell’egoismo e della critica corrosiva, si entra più facilmente, ma poi ci si trova in un ambiente angusto e soffocante. Dalla porta stretta si entra con difficoltà, perché dobbiamo far violenza alla nostra natura che, a causa del peccato, non è incline alla generosità, al sacrificio per il prossimo e ai giudizi benevoli, ma una volta entrati ci troviamo negli spazi sconfinati dell’amore di Dio. Vi sono anche altri motivi che ci rendono difficile entrare per la porta stretta: abbiamo troppi bagagli, dai quali non vogliamo separarci. Siamo attaccati alle cose, alle nostre opinioni e ai pregiudizi, e tutto questo bagaglio rende lento il nostro cammino spirituale o, addirittura, lo blocca. Dai ricordi scolastici riaffiora il termine che usavano i romani per indicare tali bagagli: impedimenta! Allora occorre prendere il piccolo e prezioso bagaglio di fede, speranza e carità. Così, al termine del nostro cammino, non correremo il rischio di trovare la porta né stretta né chiusa e di sentir rispondere al nostro bussare: «Non so di dove siete».

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