ITFL355

XXXIV settimana del Tempo Ordinario – Venerdì

Gli ultimi tempi 

E disse loro una parabola: «Osservate la pianta di fico e tutti gli alberi: quando già germogliano, capite voi stessi, guardandoli, che ormai l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino. In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno». Lc 21,29-33

Questo brano del Vangelo di Luca ha uno stile apocalittico, ci parla della seconda venuta di Gesù Cristo che ridarà ordine a tutte le cose di questo mondo e dei segni straordinari che accompagneranno quell’evento. Noi non sappiamo quando accadrà e quali saranno questi segni, ma il vangelo di oggi ci assicura che l’umanità se ne renderà conto, allo stesso modo in cui, vedendo il fico mettere i germogli, diciamo che l’estate è vicina. L’unica certezza è che questo giorno verrà, perché il Signore l’ha detto e questo ci basta per crederlo. Ci sono tuttavia due domande che è lecito porsi quando nelle Sacre Scritture si parla dei tempi apocalittici.

La prima è: «Perché il Signore realizza la salvezza del mondo in due tempi? Non avrebbe potuto risolvere tutto con una venuta soltanto?». A questa domanda c’è una sola risposta: perché la salvezza del mondo non è un evento che Dio compie sopra di noi, e nonostante noi; la sua strategia è di realizzarla insieme a noi, alla Chiesa che Gesù stesso ha istituito. L’Emanuele, che significa «il Dio con noi», è con noi per realizzare questo progetto. L’umanità, però, dovrà compiere un lungo cammino di redenzione, che la marcia di Israele nel deserto, descritta nel libro dell’Esodo e durata quarant’anni, ha profetizzato. Sembra essere questa la strategia di Dio.

La seconda domanda è: «Come concretamente la salvezza finale avverrà e quali saranno gli eventi che la determineranno?».  Questo nessuno lo sa, ma abbiamo ragione di ritenere che questa seconda creazione, già in atto, debba compiersi con gli stessi criteri della prima, della quale si parla all’inizio della Genesi: come un riordino, un passaggio dal caos, che l’umanità ha ricreato, a un nuovo cosmos, un mondo ordinato dove tutto è al suo posto e ha un senso buono. Rileggiamo quei versetti:

«La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque» (Gn 1,2). C’era caos, tenebra e abisso, ma tutto è divenuto armonia, perché lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque. Di cose da rimettere a posto ce ne sono di nuovo tante, ma lo Spirito di Dio aleggia ancora sul mondo e nella Chiesa. Questo ci rassicura.

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